L’industria del cioccolato deve affrontare due diverse problematiche legate all’igiene degli ambienti e degli impianti produttivi. La prima riguarda l’area di ricezione, stoccaggio e cernita della materia prima principale, le fave di cacao, che, raccolte nelle zone di produzione direttamente in terra e insaccate sul posto, non sono esenti da contaminazioni di microrganismi quali salmonella e insetti, solo per citarne alcuni. Per questi motivi l’area destinata alla cernita delle fave è in genere è fisicamente separata dal resto delle lavorazioni, il personale che vi opera non viene in contatto con quello proveniente da altra aree aziendali e per entrare/uscire da questa zona occorre cambiarsi gli abiti e le calzature in modo che quelli “contaminati” rimangano all’interno.
Dal punto di vista impiantistico si cerca di far fuoriuscire l’aria esausta in punti lontani dalle altre lavorazioni e si fa in modo che non vi sia trasporto di particelle contaminate all’interno dell’azienda. Il ciclo produttivo vero e proprio che porta alla tavoletta di cioccolato è in generale esente da questo tipo di problemi in quanto è un processo sostanzialmente “secco” dove quindi l’attività dell’acqua è minima se non nulla, ma può comunque essere minato dalla possibile presenza di insetti quali formiche, blatte, farfalle, ecc. che negli zuccheri trovano il loro cibo ideale. Si adottano pertanto precauzioni molto severe per limitare il rischio di infestazioni: pulizie giornaliere se non addirittura alla fine di ogni turno di lavoro, monitoraggio della presenza di insetti e roditori, accorgimenti impiantistici per limitare l’accumulo di sostanze organiche che attirino poi i piccoli animali.
Risulta fondamentale evitare che i prodotti di lavorazione e le materie prime si accumulino anche nei più piccoli anfratti, come fessure sulle pareti in corrispondenza di spigoli, finestre e porte, crepe sui pavimenti dovute a ritiri anomali o giunti di dilatazione nel caso di calcestruzzo, sconnessione delle piastrelle di rivestimento, porosità più o meno accentuate.
La gravità di tali situazioni è accentuata dai lavaggi che periodicamente vengono fatti: l’acqua o i detergenti usati si infiltrano nelle crepe portando con sé materia organica che va a rinnovare quella “consumata” dai microrganismi o dagli insetti, e andando a minare l’aderenza e la coesione del rivestimento del pavimento. Non solo, il normale traffico carrellato frantuma lentamente ma costantemente i bordi delle crepe con il risultato di allargarle e renderle ancora più ricettive di polveri organiche. Il problema non è da sottovalutare perché il passaggio di personale può provocare una contaminazione incrociata molto estesa, con il risultato di andare ad inquinare dei locali che non hanno presenza di microrganismi patogeni.
Steri-x Service azienda leader nell’ambito delle pavimentazioni industriali ad alto contenuto tecnologico, propone, per le molteplici esigenze dell’industria alimentare propone STERIFLOOR, rivestimento bio-polimerico corazzato continuo. STERIFLOOR coniuga resistenza meccanica, chimica ed elasticità con un livello di porosità tra i più bassi in assoluto: i granelli di polvere comune hanno dimensioni maggiori dei suoi pori naturali con il risultato di avere superfici perfettamente pulibili, igienizzabili e prive di accumuli di sporcizia. Pur in presenza di acqua o di liquidi in genere, il pavimento non risulta bagnato né è in grado di assorbirli. Il polimero di base è additivato con del quarzo miscelato secondo una curva granulometrica opportuna che conferisce al pavimento una durezza e tenacità tali da preservarlo da graffi, scalfitture e abrasioni. Il particolare ciclo di posa permette di raggiungere valori di rugosità liberamente variabili, in accordo con la normativa 81/08. I quarzi che determinano il grado di rugosità rimangono comunque sigillati all’interno del polimero di base e in questo modo si ottiene una superficie continua e chiusa, senza giunti da parete a parete. Questo è possibile grazie alla notevole elasticità del polimero di base, 5 volte più elastico di una comune resina epossidica. STERIFLOOR mantiene inalterate le sue caratteristiche meccaniche in un arco di temperatura che va da -30° a + 70° C con una versatilità davvero unica che gli permette di essere posato indifferentemente in una cella di surgelazione come in un reparto forni.; si adatta anche a sottofondi umidi, e non necessita in molti casi della loro rimozione. Adatto per gli ambienti alimentari secondo la legislazione vigente, anche in fase di posa non rilascia fastidiosi odori e dopo appena 20’ risulta pedonabile, dopo solo 2 ore può essere sottoposto ad un traffico carrellato pesante, consentendo un drastico abbattimento dei costi indiretti a del ciclo produttivo. Fabbricato secondo il sistema di qualità ISO 9002, è fornito “chiavi in mano” con una garanzia di 5 anni ed è disponibile in vari colori.
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